Come«Come una piccola moschea con il minareto sulle vie della transumanza» fonte Gazzetta del mezzogiorno 12-09-2010
«Come una piccola moschea con il minareto sulle vie della transumanza» |
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Tra centinaia di casoni sparsi in Basilicata sulle vie della transumanza quello di Murgia Sant’Andrea è forse il più singolare. A colpire è la sua struttura architettonica per la quale lo studioso e naturalista Mario Tommaselli lo paragonò ad «una piccola moschea con il minareto». La spiegazione la trova nel fatto che l’Abbazia benedettina di Montescaglioso, nei cui tenimenti rientrava l’area in cui è sorto, «aveva commende, come tutte le altre, anche in paesi orientali. In Siria ci sono modelli molto simili in luoghi di culto». A rafforzare questa tesi è l’a rch. Massimiliano Burgi, che ne ha diretto il restauro, evidenziando le «tre forme archetipe di cui si compone, il cerchio, il rettangolo e il quadrato, ognuna delle quali con una destinazione precisa. La parte circolare, che unisce gli altri ambienti, «con una cupola a forma di pera», ospitava il soggiorno di mandriani e pastori. Nella parte quadrata, il camino, si completava la lavorazione di formaggi e ricotte. La parte rettangolare era adibita al ricovero di cavalli o muli e asini».
Sorge in un «punto nodale» dei percorsi della transumanza, tra il mare e la montagna, tra il Metapontino e le serre del Melfese, in un’area come quella materana e montese dove si incrociavano regi tratturi. «Oggi la transumanza è tutt’altra cosa, si fa con i camion. Ma a quei tempi avveniva a piedi e richiedeva giorni. Erano dunque necessari pernottamenti, per gli uomini e per le bestie. Nei casoni mandriani e pastori potevano soggiornare e avevano diritto a farlo per 24 ore, in casi eccezionali per 48 ore. Quando andavano via, restava un addetto che aspettava i compratori di ricotte e formaggi. perché i compratori che provenivano dai paesi della zona sapevano di questa trasmigrazione e conoscevano i giorni e le ore». Il casone è un tassello di quel complesso mosaico di monumenti e costruzioni che esprimono l’identità del patrimonio murgico. Ma proprio per la sua architettura originale, dopo il restauro, arricchisce il forziere di tesori custoditi nel territorio materano e salvati in tempo, prima che si conservassero soltanto in qualche fotografia, come dice Tommaselli. «Quando il tenimento di Murgia Sant’Andrea fu espropriato, prima con le leggi napoleoniche, dopo con quelle del 1860, con l’unificazione d’Italia, quest’area fu fatta a pezzi e lottizzata andando in mano a privati. Fu un passaggio doloroso, perché allora non si comprese che questa unità del territorio era di vitale importanza». Un altro rischio che corrono i tesori della Murgia sono l’abbandono e il disinteresse delle istituzioni. Alla Regione, ma a uomini che si sono succeduti nell’arco di più legislature, Tommaselli rimprovera di aver emanato una legge per l’istituzione dell’Ente Parco della Murgia ignorando di aver assunto con essa un impegno, «che non era solo morale». L’idea di Tommaselli è che non avrebbe dovuto sentirsi chiedere qualcosa dall’Ente Parco o sollecitare interventi o risorse, ma invertendo i termini «pretendere dall’Ente Parco» i risultati di un’azione di tutela. « È come se un figlio – spiega meglio lo studioso – venisse privato del vitto o dell’alloggio oppure venisse abbandonato. Mi auguro che prima o poi questa Regione riesca a capire che quando fa una legge ha il dovere di rispettare quanto ha approvato». [em.ol.] |