MIGRANTI, SCIOPERO IL 1` MARZO"

LIBERAZIONE
di: S.G.

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Lo ripropone il comitato «Migranti, sciopero il 1° marzo» Lo scorso anno sono stati in almeno 400mila in oltre 100 città italiane a manifestare per i diritti delle donne e degli uomini migranti. Era il primo marzo e il comitato che da questa giornata ha preso il nome, per costruire dal basso e dai territori quella mobilitazione non si è affatto dileguato. Le realtà che lo compongono, diverse da città a città ma unite da un comune manifesto politico con semplici e immediate parole d`ordine, si apprestano a lanciare anche per quest` anno una mobilitazione che non esitano a chiamare "sciopero. Sono coscienti lo hanno dichiarato ieri in conferenza stampa – delle mille difficoltà che incontreranno, sanno che ad organizzare un`astensione collettiva dal lavoro debbono essere innanzitutto le organizzazioni sindacali e a queste, alle forze sociali e politiche, alle realtà di auto organizzazioni di immigrati e alle associazioni antirazziste si rivolgono per riproporre una data che deve mantenere un alto valore simbolico ma caricarsi di elementi concreti. "Diritto al lavoro e diritti della sicurezza sul lavoro" dovranno essere i temi su cui centrare la giornata del primo marzo prossimo perché, come ricorda Cécile Kashetu Kyenge, la coordinatrice nazionale di questo movimento «la loro difesa riguarda tutti e non solo per ragioni etiche o altruistiche». Nella conferenza si è molto parlato della necessità di ricostruire nessi di solidarietà reciproca fra lavoratori migranti e autoctoni, fra questi e chi un posto di lavoro lo cerca ancora. Una unione necessaria per contrastare una deriva di cui i migranti sono solo le prime vittime sacrificali. Nell`invitare tutte le strutture a carattere nazionale o territoriale a lavorare per giungere ad un momento forte e non simbolico o rituale, il coordinamento Primo Marzo, ha ripetuto le proprie parole d`ordine fondamentali che sono un no secco alla legge Bossi-Fini, il riconoscimento della piena cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia, il diritto di voto amministrativo per gli immigrati, la chiusura dei Cie e l`approvazione di una vera legge che tuteli rifugiati e richiedenti asilo. Si tratta di passi da fare che richiedono un coinvolgimento di tutte le forze democratiche e antirazziste, e che riporterebbero il discorso pubblico sull`immigrazione in Italia in un contesto di ragionevolezza. Chi fa parte di questo coordinamento, migranti o autoctoni che siano, è unito da pochi ma efficaci valori fondamentali: rifiutano il razzismo istituzionale, l`utilizzo strumentale del richiamo alle radici culturali e della religione per giustificare politiche, locali e nazionali, di rifiuto ed esclusione. Condannano i linguaggi con cui simili ragionamenti sono diventati parte di un immaginario comune e vogliono – senza la barriera "noi", "voi – operare per costruire un paese capace di accomunare e non di dividere. Sperano insomma in un paese diverso, molti e molte di loro sono partecipi di tante battaglie civili che coinvolgono la parte più attiva della società civile e intendono continuare, anche forzando la mano, anche riproponendo quest`anno ciò che, a causa di eccessiva cautela, è stato impossibile realizzare il primo marzo scorso. Un vero sciopero nazionale per i diritti. Sono testardi e vanno avanti. S. G. [.]

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