“Click Day”, Cia: agricoltori lucani penalizzati

30/01/2011 17:33

BAS“La presenza di lavoratori immigrati in agricoltura anche in Basilicata è diventata da tempo indispensabile soprattutto nel settore zootecnico e in occasione delle grandi campagne stagionali di raccolta dei prodotti ortofrutticoli. E’ evidente che il cosiddetto “click day” voluto dal Governo per la regolarizzazione degli immigrati a lavoro anche nei campi penalizzerà soprattutto gli agricoltori-datori di lavoro agricolo della nostra regione”. E’ quanto sostiene Paolo Carbone responsabile Ufficio Economia della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori.
“Non sarà così possibile – aggiunge – cogliere quell’opportunità di quest'anno rappresentata nel decreto dalle 4.000 quote per la conversione dei permessi stagionali in permessi di soggiorno per lavoro subordinato non stagionale.
Una opportunità soprattutto offerta teoricamente per il settore agricolo perché si tratta di fatto di lavoratori con i quali le aziende del settore hanno instaurato nel tempo un rapporto di reciproco affidamento e fidelizzazione che va ben oltre la previsione normativa della sussistenza di un solo precedente rapporto, ma che in molti casi risale a diversi anni.
Accade da tempo che gli agricoltori sono additati tra le categorie imprenditoriali che più di altre fanno ricorso al lavoro irregolare e alla manodopera extracomunita ria, salvo poi a dimenticare – aggiunge Carbone – la quasi impossibilità offerta dallo Stato per regolarizzare un lavoratore extracomunitario se non affidarsi alla fortuna del “click day”. Meritevole per la Cia sono le iniziative dei sindacati contro il lavoro nero e specie contro il caporalato, anche attraverso una nuova legge, ma – sostiene Carbone – non tutti i risultati possono essere raggiunti con la repressione e, soprattutto in tema di lavoro nero e sommerso, occorre diversificare gli interventi affiancando al controllo ed alle sanzioni gli incentivi all'occupazione. E’ condivisa, inoltre da Cia, l'esigenza espressa da Susanna Camusso (Cgil) di una modifica all'attuale legge sull'immigrazione che ha creato i nutili rigidità favorendo l'aumento di forme irregolari di lavoro.
La presenza dei lavoratori stranieri impegnati nelle campagne italiane è salita a quota 106.058, in aumento del 2,03 per cento, ed oggi la forza lavoro estera rappresenta quasi il 9,15 per cento del totale impiegato in agricoltura: quasi un lavoratore su dieci è straniero.
Tra gli stranieri nelle campagne prevale la presenza dei lavoratori neocomunitari di provenienza principalmente rumena, slovacca e polacca. Tra quelli extracomunitari si stabilizza invece il numero di albanesi e cittadini dell'ex Jugoslavia, mentre aumentano gli asiatici (India) e nordafricani (Marocco).
Sono molti i "distretti agricoli" dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso del Metapontino”.

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