Bracciante Boreano 2012

REPORT: Dormono come possono

foto a cura dell'Osservatorio Migranti Basilicata

  Dormono come possono

 Gervasio Ungolo 27 ago 2012

    Dopo la metà di agosto i casolari della vecchia Riforma Agraria si riempiono di Nuovi Braccianti. Puntuali li vedi arrivare, le poche masserizie, tutto quello che riescono a portare con loro in autobus. Arrivano a Palazzo San Gervasio spesso partendo da Napoli. Scendono al centro del paese in piccoli gruppi. Mi hanno raccontato che è meglio non farsi notare perché i controlli per loro sono pressanti. Quando viaggiano da soli li lasciano andare. Così si avviano per le vie fuori dal paese che portano nelle campagne lungo le provinciali, abbandonano l’atteggiamento da cittadino con borsa in una mano per assumere quello di chi deve fare chilometri per raggiungere il casolare che li ospiterà: borsa in testa come facevano le nostre mamme con i pesi in equilibrio e il corpo ritto che li fa assumere un portamento più consono al viaggio. Dopo alcune diecine di chilometri eccoli arrivare e riformare il gruppo. Però qui si è lontani dai centri urbani dove la gente non ti vede o se lo fa si gira dall’altra parte tanto è una estate come le altre.

 

 

Quest’anno i casali sembrano non riuscire a contenerli. Molti lo abbiamo già detto sono stati abbattuti, molti altri murati le porte e le finestre quei pochi rimasti e occupati dai migranti sorvegliati come non mai dai proprietari che sembrano essersi tutti accordati nel mandarli via. Le storie che ci raccontano sono tutte uguali: “dormiamo sotto le stelle”, “questa mattina sono arrivati i carabinieri assieme ai padroni e ci hanno mandati via” “ non sappiamo dove andare “. Però è certo che la mattina corrono a lavoro a quel lavoro duro di per sé senza che ci si mette altro a renderlo ancora più disumano, con l’unica certezza di dover tornare e dormire fuori.

 

Già questo è il light motiv di quest’anno, si dorme letteralmente fuori dai casali, certo con le cisterne rigonfie di acqua che la Caritas e altre organizzazioni portano per conto della Provincia tenuta a “contenere il danno” ma evidentemente tutto questo non basta, non è sufficiente, non può reggere un gioco delle parti per il quale un pezzo del territorio si organizza all’accoglienza ed un altro pezzo ai respingimenti. Non basta soccorrerli in modo esplicito serve altro: diritti per questi uomini e donne. Ma i nostri governanti purtropo non sembrano avere capito la drammaticità di tutto questo. Anche chi ha costruito la sua capanna a fianco al casolare chiuso è stato cacciato. Anche lui era su un terreno non suo. E' desolante guardare quella struttura in legno, con camere separate dentro e con teli fuori tenuti assieme da tubicini dell'ala gocciolante, così si chiamano i piccoli tubi neri che danno l'acqua alle piante, sola mentre i suoi abitanti sono fuori a guardarla. Andrebbero premiati per come in autocostruzione, con la sapienza dei bravi costruttori riescono a riciclare il materiale destinato ad altro.   

 

 

Intanto questi lavoratori sottopagati dormono sotto le stelle respinti anche da quei ruderi che li riparavano dalla notte mentre di giorno sono costretti a lavorare agli ordini di un capò impunito in campi di agricoltori spesso complici di questo stato di cose.

 

Oggi in quel casale dove le forze dell’ordine sono intervenute si dorme nel pollaio, sotto le intercapedini del forno e questi sono i più fortunati. E gli altri?

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