Libri: Prostituzione Migrante – la questione dei Clienti – di Grazia Moffa

1665-1 Prostituzione migrante campania_cop:14-21     
La strada è da sempre un luogo dove possono compiersi atti spia-
cevoli o molesti – scippi, rapine, violenze sono alcuni di questi –, ma
è anche luogo per eccellenza del triste mondo dello sfruttamento
sessuale di donne e ragazzine straniere.

Nel 1958 lo Stato italiano con la legge n. 75, «Abolizione della
regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento
della prostituzione altrui», ordina la chiusura tassativa delle 560 «ca-
se» dislocate su tutto il territorio nazionale. Non consentendo né di
organizzare la prostituzione né di esercitarla al chiuso.
Da allora ad oggi la prostituzione in Italia si è trasformata e radi-
cata sul territorio nazionale in molte forme. E così, percorrendo le
strade delle nostre città, forse nemmeno le più degradate o isolate, il
nostro sguardo incrocia la provocazione di queste tante donne che,
con abiti quasi invisibili e gli atteggiamenti dei loro corpi, ci impen-
sieriscono, spaventano, preoccupano. Le vediamo lì che aspettano,
mostrando i loro corpi come in una vetrina, in attesa di essere scelte
dal primo che passa. La strada è di
ventata un vero e proprio super-mercato dove si guarda, si sceglie e si compra il corpo che si desidera.

È facile definire la prostituzione, oggi come ieri, la «professione
più antica del mondo», rendendola una realtà consolidata ma moralmente ambivalente, lasciando
nell’ombra le problematiche reali
che tale fenomeno si porta dietro, dal comportamento deviante,
immorale, di sfruttamento, ai pericoli per l’integrità fisica e morale
degli individui coinvolti e, di riflesso, della società.
Alcune studi (PARSEC, 1998) stimano nel nostro paese la presen-
za di 15.000-19.000 prostitute straniere in strada, circa la metà è di
origine nigeriana e circa 5.000 di origine albanese.
Le trasformazioni del commercio del sesso.
Uno sguardo sulla regione Campania
di Annalucia Grimaldi

 

Dapprima si trattava di ragazze per lo più di provenienza urbana,
maggiorenni, sposate e con figli; a partire dal 1994/95, la loro ori-
gine è diventata prevalentemente rurale e l’età sempre più giovane,
fino al recente reclutamento di ragazze anche minorenni.
Da uno studio presentato da Transcrime alla Commissione per i
diritti delle donne e le pari opportunità del Parlamento europeo il
4 ottobre 2005, al fine di promuovere future strategie del Parlamen-
to europeo in materia, risulta che nel 2000 si stimavano da 41.940 a
84.030 con una tendenza in crescita continua (fonte: elaborazione
Transcrime su dati nazionali forniti dagli esperti). In particolare in
Italia dal marzo 2003 al marzo 2004, si parla di presenza di vittime
di tratta da un numero minimo di 19.710 a un massimo di 39.420
(fonte: elaborazione Transcrime su dati del Dipartimento Italiano
per le Pari Opportunità).
Sono donne straniere che si affidano a «trafficanti» che organiz-
zano loro il viaggio, stipulando un vero e proprio contratto. Si tratta
del movimento di 4 milioni di persone su cui le organizzazioni cri-
minali speculano. È una vera e propria tratta di esseri umani, donne
e bambine inserite nel mercato della prostituzione, che rappresenta
la terza voce di entrate in profitti della criminalità organizzata, do-
po il traffico di droga e di armi, e rispetto agli ultimi due espone in
misura minore gli attori di questo giro transnazionale a rischi e pe-
ricoli.
Tra il trafficante e il trafficatosi instaura un rapporto di asservi-
mento e sfruttamento dovuto al debito contratto dal migrante per il
viaggio illegale. Gli investigatori, in riferimento alla dimensione
temporale di tale rapporto, ovvero se esso prosegue anche nel paese
di destinazione, distinguono trasmuggling of migrants, e
trafficking in human beings.
Losmuggling of migrants
 consiste nel favoreggiamento organizzato
dell’immigrazione clandestina: la relazione con i trafficanti parte
dagli stessi migranti che, consapevoli della possibilità di tali orga-
nizzazioni di garantire la migrazione, si rivolgono in prima persona
ad essi disponendo di un capitale proprio. Il trafficking in human
beings consiste invece nello sfruttamento successivo delle persone
trafficate: la relazione parte dalle organizzazioni che con la violen-
za, l’inganno, il ricatto, reclutano le vittime a seconda della doman-
da dei paesi di destinazione. 
A cura di:  Grazia Moffa 

Pubblicato nel: Mag 2012
Pagine: 224 ISBN: 88-230-1665-1  
 

Prezzo: 13.00€

 

Il libro riporta in sintesi i risultati di un lavoro di ricerca svolto nell’ambito di un progetto sulla Prostituzione migrante che ha visto impegnate unità di ricerca delle Università di Siena, Firenze, Torino e Salerno oltre che l’IOM di Ginevra e l’UNODC di Vienna. Si è trattato di una ricerca originale condotta in situazioni caratterizzate da precarietà e illegalità, dove lo sfruttamento non è soltanto un dato economico ma pervade l’humus sociale delle realtà coinvolte dal fenomeno. Utilizzando il metodo dell’inchiesta è stato messo a fuoco in particolare l’aspetto dei clienti delle prostitute. La ricerca mostra come oggi, nel mondo globalizzato, da parte dei giovani intervistati il mercato del sesso sia considerato di facile accesso e del tutto aperto. I mezzi di comunicazione inoltre da tempo presentano il sesso secondo infinite modalità, facendolo diventare ad un tempo obiettivo di facile consumo ma anche di più sofisticata sostanza; ne consegue che il cliente consumatore riesce a soddisfare il maggior numero di variabili sul tema quasi soltanto con il ricorso alle prestazioni a pagamento. Gettata nuova luce sulla questione dei clienti, nel volume viene messo a fuoco come sia maturo il tempo per portare ad emersione tale problematica, favorendo un dibattito volto in primo luogo a far crescere, non solo tra i clienti, ma anche tra i cittadini in generale, la consapevolezza che le prostitute non sono una merce qualsiasi, bensì persone, e che la cosa riguarda tutti. Infatti il dato più preoccupante che le interviste ci consegnano è la completa indifferenza alla questione e una diffusa apatia a porsi per lo meno il problema di avviare forme di contrasto a questa deriva.

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