Finale Emilia (MO), Mercatino Mani Tese. “Nelle terre della raccolta del pomodoro da industria: fuori dalla filiera dello sfruttamento del caporalato, fuori dall’emergenza e dalla carità, dentro all’emancipazione e alla dignità!”
Finale Emilia (MO), Mercatino Mani Tese. “Nelle terre della raccolta del pomodoro da industria: fuori dalla filiera dello sfruttamento del caporalato, fuori dall’emergenza e dalla carità, dentro all’emancipazione e alla dignità!”
In un campo di studio e lavoro di Mani Tese si fanno lavorare mente e mani, tra le discussioni su diritti ed ingiustizie e i metalli da dividere.
Mercatino Mani Tese di Finale Emilia, pianura modenese. Campo di studio e lavoro adolescenti, da Milano, da Napoli, un folto gruppo da Firenze, e il gruppo di ragazzi della zona, i ROOTS, Ragazzi Occupano Ogni Terra Solidale. Circa 40 ragazzi e ragazze, che domenica 28 dicembre hanno discusso su un caso reale di diritti ed ingiustizia, molto vicino perché collegato al cibo che mangiano ogni giorno: lo sfruttamento dei migranti nella raccolta del pomodoro. Ne hanno discusso con Enrico, volontario di Mani Tese Finale Emilia, che è stato volontario in una scuola di italiano per e con i migranti in Basilicata, al confine con la Puglia.
Diritti ed ingiustizie prendono forma nelle parole di caporalato, capi neri e capi bianchi, permessi di soggiorno, centri di accoglienza, emergenza, cassoni, filiera, controlli, casolari decadenti, lavoro grigio, cisterne d’acqua, ordinanze di sgombero.
Perché le leggi non sono sufficienti? Ed i controlli? Quali marche, quali aziende scegliere?
Ci accorgiamo insieme che il problema è complesso e la soluzione semplice non c’è, come non è semplice la democrazia.
Dal basso nuove e vecchie parole e pratiche si fanno avanti: manifestazioni, cooperative, assemblee, empowerment.
Intanto noi siamo partiti dal primo ed indispensabile passo: conoscere e discuterne insieme.