da Basilicata24: Suicidio a Boreano: “tante mani sulla corda con cui si è impiccato Immah”
Suicidio a Boreano: “tante mani sulla corda con cui si è impiccato Immah”
Don Cozzi (Cestrim) sulla morte del lavoratore stagionale a Venosa
Non sappiamo come è morto, sappiamo solo che si chiamava Immah, che aveva 25 anni, che veniva dal Ghana e che l’hanno trovato appeso ad una corda. Impiccato. Viveva chissà da quando in quel pezzo d’inferno che in lucano si dice Boreano. Aveva ancora una vita davanti a sè: per raccontarci con orgoglio della sua Madre Terra, l’Africa, della sua famiglia lasciata chissà in quale villaggio remoto del Ghana, e dei salti mortali che ha dovuto fare per arrivare in Europa, poi in Italia e infine in Basilicata. Ed invece è finito tutto lì, nella tragedia di un cappio. Ci uniamo al dolore dignitoso della sua famiglia che forse non conosceremo mai, alla rabbia senza parole di quel mondo di volontari che da anni a Boreano con passione e coraggio sta sostituendo uno Stato che a livello nazionale e nelle sue rappresentanze regionali è sempre più parolaio e inconcludente. Non ci associamo invece alle parole di circostanza che sicuramente (speriamo almeno in questo) verranno espresse da pezzi di Istituzioni e di politica, che gestendo l’ordinarietà come emergenza, continueranno a definire accoglienza quelli che invece sono gironi infernali. Non sappiamo come è morto Immah, sappiamo solo che il suo Dio sicuramente lo ha accolto fra le sue braccia, che in Italia nessuno se ne è accorto perchè la Basilicata non esiste neanche quando si muore in questo modo, e che su quella corda ci sono le impronte degli speculatori del pomodoro, di uno spietato caporalato e di quella politica occidentale per la quale questo ragazzo non è mai esistito perché semplicemente un numero in una quota da ripartire. Don Marcello Cozzi Ce.St.Ri.M.