il Caporalato la fa da “Padrone” al tempo della Legge 199

Foto Arch. OMB 2018

Gervasio Ungolo 17 genn 2019

Due fatti di cronaca, uno nel Lazio a Latina e l’altro in Basilicata nel Metapontino, a un giorno di distanza tra loro e in territori fortemente attenzionati dal sociale locale. Note sono le inchieste di Marco Omizzoli e le denunce dell’Osservatorio Migranti Basilicata. Due casi che hanno visto impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine e trarre in arresto alcune decine di persone. Due casi fortemente speculari in cui sono implicati cittadini neocomunitari che offrono la loro mano d’opera nell’organizzazione e nella logistica della filiera dell malaffare, ispettori deputati al controllo del fenomeno, figure scarse in ordine alle risorse, funzionari della pubblica amministrazione, elemento importante sulle questioni dell’iscrizione anagrafica e sindacalisti sempre meno impegnati nella costruzione di vertenze sul territorio.

Due vicende che sembrano raccontarci come cambia e si evolve il fenomeno del caporalato dopo la Legge 199 che ha inasprito le pene, includendo anche gli agricoltori tra i responsabili del malaffare, dopo anni di forte presenza di richiedenti asilo, che hanno rimpinguato le braccia del lavoro sostituendo i CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) ai ghetti la cui gestione è complessa e complicata, dopo alcuni anni di inasprimento delle leggi sui diritti di cittadinanza e sui temi a chi conferire la residenza. Ricordando che il tema della residenza non è discussione attuale come hanno puntualizzato i Sindaci disobbedienti alla luce del Decreto Sicurezza ultimo ma che investe i lavoratori agricoli per le leoro peculiarità da alcuni anni.

Queste due vicendi ci dicono come il fenomeno si è ulteriormente specializzato ed è diventato sempre più nascosto e richiede la copertura di figure pubbliche che svolgono proprio funzioni di controllo, di tutele e di somministrazione di servizi tale da rendere ancora più debole il bracciante e il migrante.

Che cosa è mancato allora in questi ultimi trenta anni di “nuovo” caporalato? Probabilmente, ma non è certo risolutivo in un sistema liberista e oggi sovranista, i servizi e l’organizzazione di un agricoltura in territori deficitari di questi e i cui costi pesano su tutto il mondo agricolo.