Matera 2019, Oltre la Vergogna a partire dall’Architettura


Gervasio Ungolo     22 genn 2019

Foto Arch. OMB Autore sconosciuto 2016 – ghetto Boreano

   È partita da pochi giorni la kermesse di Matera 2019 – Capitale della Cultura Europea. Tra le tante iniziative l’Osservatorio Migranti Basilicata e il suo ventennale Centro di Documentazione non potevano sottrarsi a questa manifestazione, soprattutto quando gli è stato chiesto di raccontare e ricercare la “Vergogna” all’interno della complessità della storia contemporanea con l’ausilio delle nuove e vecchie architetture.

Se la Vergogna ci rimanda ad un profondo mutamento interno rispetto al nostro agire, appena dopo la seconda grande guerra questo risentimento diventa una irritazione collettiva guardando lo stato di arretratezza in cui vivono alcune aree del sud e in modo particolare l’abitare nei Sassi di Matera.

La Vergogna attribuita a Matera, ancora oggi non conosciamo la sua vera paternità se attribuirla a De Gasperi, Togliatti o Nitti, quest’ultimo statista dell’Unione d’Italia. Tre grandi intellettuali della rinascita culturale post unitaria e post bellica italiana. Con loro si costruisce un importante periodo storico durato fino a tutti gli anni 50’, nella sua complessa vicenda culturale lucana e storica per tutta l’Italia. E se nel 52’ sono emanate le prime leggi per “Risanamento dei Rioni dei Sassi…” con la nascita dell’”Opera di Valorizzazione della Sila” (31.12.1947) e la “Legge Sila” (1950) invece si pongono le basi per la più grande e maestosa opera di Riforma Fondiaria (Legge Stralcio 1950) prima e di Riforma Agraria (1961 “Piano Verde”) dopo.

Nascono così i Borghi della Riforma Fondiaria, a centinaia tra il Molise e la Sicilia, migliaia le costruzioni tra quelle accentrate nei luoghi di servizio e quelle sparse. Cambia con questa anche il paesaggio del feudo, che si modernizza, fino ad arrivare ai nostri giorni, riconsegnandoci un’altra vergogna: i “ghetti rurali”.

Nuovi luoghi, o “non luoghi” (Marc Augè 1992), che ospitano migliaia di lavoratori che arrivano da tutto il mondo alla ricerca di una nuova vita. Realtà che ormai fanno parte del nostro tessuto territoriale, della loro presenza, i ghetti, si ha traccia partire dalla prima metà degli anni 80’ e li vede sovrapporre, o meglio si stratificarsi proprio sui vecchi borghi della riforma.

Le vicende ultime, sulla quale ci hanno visto impegnati negli ultimi anni, è data dal loro abbattimento per attuare quelle che sono le politiche di respingimento che vedono i nuovi abitanti smantellare queste opere sulla loro pelle.

È questa nuova Vergogna? Sono questi Borghi i nuovi reperti e testimoni di una nuova storia che andrebbe raccontata proprio a partire dalla loro storia non ancora studiata sui libri? Possono questi borghi, ammesso che riusciamo a salvaguardarli, diventare nuova “Capitale della Cultura”, trasformandosi così da Vergogna a Risorsa?

Nella nostra ricerca, all’interno di un progetto più ampio che è l’Architettura della Vergogna (Architecture of Shame) (https://www.architectureofshame.org/ThemesBlog/rural_ghettos#more) proviamo a raccontare tutto questo e lo facciamo attraverso diversi Focus, alcuni dei quali ci hanno visto partecipare alla mostra ospitata nell’Archivio di Stato di Matera in occasione delle Domeniche di Carta, la partecipazione alla costruzione di un Atlante della Vergogna che prova a ricostruire la storia del nuovo paesaggio rurale meridionale ma anche europeo che cambia sotto la crisi migratoria di questi anni, l’azione con la partecipazione del Collettivo Clandestino MIC-C (the Margin is the Center of Change) (http://www.mic-c.org/) e un workshop che vedranno partecipe l’università di Malmo (Svezia), l’Università di Zurigo e l’Osservatorio Migranti Basilicata.

Tutto questo proveremmo a raccontarlo non rimanendo neutrali rispetto alle vicende storiche di questi giorni e alle tante guerre combattute quotidianamente ma provando a coinvolgere tutti i nostri sensi attraverso la ricerca, le interviste e l’azione dell’arte.