Morire Fuori dal CPR – Campo 1°A
Gervasio Ungolo – 07 aprile 2023 – Venerdì Santo

Foto da Arch. OMB – Archeologia della Memoria – MIC/C 2017
Si sa che le feste non sono per tutti. Per molti è solo un momento in cui le ansie si accentuano. Per gli altri, gli invisibili, cambia poco, anche se il mondo accanto a loro si colora e si aprono le mense della carità. Per quelli che escono dai CPR è solo un altro giorno di riconquistata libertà.
Non è stato così per Abdel (nome di fantasia), maghrebino o per OW nigeriano morti entrambi, il primo a Roma il diciannove dicembre, il secondo a Melfi, in provincia di Potenza, il sette ottobre dell’anno appena passato.
Una cosa avevano in comune tutti e due sono stati ospiti al CPR di Palazzo San Gervasio (Potenza) in Basilicata, per OW solo indiscrezioni.
Di OW si sa poco se non il suo ritrovamento senza vita in qualche luogo del melfese. Di Abdel invece si sa che è stata limitata la sua libertà per l’ultima volta nell’agosto del 2022 a Roma, portato nel CPR di Ponte Galeria, lui muore dopo tre settimane dalla sua scarcerazione. Quando ne è uscito non sembra se la passasse bene in salute. O forse è in quel luogo che si è ammalato, o forse in quel luogo è stato fatto ammalare.
E poi c’è I. strappato la mattina presto alla sua famiglia, portato in caserma per un avviso di notifica. Poco dopo si ritrova nel mezzo che lo porta fin dentro il CPR di Palazzo San Gervasio. Certo una vita disordinata, di quelle che i benpensanti butterebbero la chiave della porta che lo rinchiude. Ma non la porta del CPR perché sarebbe inappropriata.
In Italia da molti anni, I. avrebbe potuto chiedere la cittadinanza e magari un permesso di soggiorno di lunga durata, sposato con una donna italiana, con figli, una vita da artista.
LG, invece, lo hanno preso in centro Italia in un borgo in cui è forte l’appoggio cristiano verso gli ultimi ma che evidentemente questo alla questura non piace. Molte le lamentele dei giudiziosi, dei cittadini che abitano il borgo e che magari la domenica, col vestito a festa, abitano quella stessa chiesa. Quel luogo comunque è troppo scomodo e scomodo è chi lo anima. La chiesa degli ultimi che tiene lontano dal paradiso i ricchi benpensanti. Lui ha avuto la sfortuna di essere parte di questa, di aver preso le ragioni di un senza tetto durante un controllo. Così gli hanno dato oltraggio. Accusa ostativa per un probabile rinnovo e poter vivere in Italia da regolare.
Tutti accumunati probabilmente dall’essere inopportuni nel luogo in cui vivono, di essere mal posti, di risultare ingombranti in una società i cui modelli sono altri. Magari di essere segnalati dal vicinato o per aver opposto resistenza ad un pubblico ufficiale o ancora per aver saltato sulla macchina della polizia urbana. Rei di aver commesso un reato per decoro o per schiamazzi, o anche solo per aver terminato la pena, espiata la condanna in carcere, si perché nei CPR si finisce anche dopo la detenzione carceraria per un surplus della pena, ma questa però non è somministrata dal giudice ma dal semplice fatto di essere straniero.
Sempre più nei CPR si finisce quando la persona immigrata è una persona vulnerabile, quando è dipendente da alcool o da droghe o quando si è per strada senza fissa dimora. Si finisce nei CPR anche quando non spetterebbe perché altri dovrebbero essere i servizi a cui accedere.
Ecco allora che Abdel vede prima il CPR di Torino, poi quello di Palazzo San Gervasio in Basilicata e poi Ponte Galeria a Roma prima di ritornare per strada gonfio e morire da li a pochi giorni dopo il suo rilascio. Oggi il quartiere in cui viveva lo ricorda, lo saluta, è pronto a testimoniare il suo malessere.
È il caso di I., problemi con l’alcool che lo ha portato ad una vita non regolare, lui che dipinge i suoi miti, ma che evidentemente la battaglia per la disintossicazione non è ancora a suo favore. In Italia da così tanto tempo che sembra difficile non considerarlo cittadino di questo Paese. Ma lui si vergogna, non ha mai chiesto la cittadinanza di un Paese che non lo merita.
È il caso di L., ospite e probabilmente animatore di una comunità cristiana che accoglie senza se e senza ma. Purtroppo questo non è sufficiente per mantenersi il permesso di soggiorno. Un esempio per tutti in quanto tutti espellibili.
E poi OW, anche lui passato dal CPR di Palazzo San Gervasio, per quel luogo – non luogo, poi trovato morto in un qualsiasi altro luogo, passato a miglior vita in totale solitudine e oggi è solo una croce a segnare la terra a lui straniera.
I CPR evidentemente diventano sempre più luoghi in cui non si rinchiudono solo immigrati senza il documento di soggiorno ma più frequentemente ci passano e sono rinchiusi persone immigrate che avrebbero bisogno di altro, che una società sempre più disposta verso quei valori per il quale è il decoro a farla da padrona, non ritiene che queste persone possano accedere ai servizi di cura e disintossicazione, essere riabilitati ad una vita benefica.