BARI – “Ci trattano peggio degli animali e, per evitare proteste, ci riempiono di tranquillanti e altre medicine che ci fanno sempre dormire”. E’ la prima cosa che alcuni detenuti nel Centro di Bari di identificazione ed espulsione (Cie), raccontano che oggi ha visitato la struttura con una delegazione di giornalisti che hanno aderito all’iniziativa 'LasciateCientrarè, promossa dall’Associazione della stampa di Puglia e della Fnsi.
La prima cosa che i migranti hanno mostrato ai giornalisti è la piccola infermeria del Cie, con un solo lettino per le visite, dove dovrebbero essere curati i 196 'ospitì del centro che al momento ne accoglie 119. Per tutto il Cie sono al lavoro solo un infermiere h24 e un medico che sta quattro ore al mattino e quattro il pomeriggio.
In un modulo, alcuni migranti dicono di essere “in 24 ma con un solo bagno e una sola doccia che funzionano”. Mentre nel corridoio dietro la 'stanza tv', un altro migrante è intento a pulire i bagni e ad asciugare un piccolo fiume d’acqua sporca nel corridoio: “Se non puliamo noi – dice – viviamo ancora di più nella cacca”. I bagni sono davvero tutti arrugginiti e sporchi. Le docce molto piccole, le porte e i muri fatiscenti.
Il responsabile della gestione del Cie, Umberto Carofiglio, assicura che sono stati aggiudicati, per 531.000 euro, i lavori per ristrutturare i due moduli adesso chiusi: “Noi – dice – li facciamo giocare anche a pallone e guardare le Tv straniere come al Jazeera. Cosa possiamo fare di più?”.
COMUNE DI BARI: CONTINUEREMO A CHIEDERE CHIUSURA
“Continueremo a chiedere la chiusura di questa struttura, che è davvero difficile non paragonare a un carcere, ma soprattutto un profondo mutamento delle politiche di accoglienza su scala nazionale ed europea”. Lo ha detto l'assessore alle politiche dell’accoglienza del Comune di Bari, Fabio Losito, a margine della visita di una folta delegazione di giornalisti pugliesi nel Centro identificazione e espulsione (Cie) di Bari.
Per Losito, “la maggior parte dei problemi che ci troviamo ad affrontare, nascono proprio dall’approccio dell’Europa rispetto a un fenomeno che la interroga e davanti al quale si vogliono chiudere gli occhi”.
ASSOSTAMPA PUGLIA,CONTINUEREMO A ENTRARE IN CIE
“Oggi più che mai, nell’ambito della settimana europea 'Open access now' alla quale ha aderito la Federazione nazionale della stampa con la propria iniziativa 'LasciateCientrarè, noi diciamo che bisogna continuare a entrare in queste strutture, semplicemente per fare il nostro lavoro: raccontare ai cittadini come si svolge la vita all’interno di queste strutture”. Così il presidente dell’Associazione della stampa di Puglia, Raffele Lorusso, a margine della visita di una delegazione di giornalisti nel Centro identificazione e espulsione (Cie) di Bari.
“Questa – ha ricordato Lorusso – è una iniziativa che la Federazione nazionale della stampa ha promosso già l’anno scorso quando l’ingresso in queste strutture era assolutamente bandito. Ma da gennaio di quest’anno – ha concluso – una circolare del ministero dell’Interno ha reso meno stringenti vincoli e divieti, per cui, sia pure dopo lunghe trafile burocratiche, si riesce a entrare”.
SEL, INSOPPORTABILE PER PAESE CIVILE
“La campagna nazionale "LasciateCIEntrare" a cui abbiamo aderito fin dal suo avvio, rappresenta uno strumento straordinario per fare luce su luoghi come i Cie che rappresentano una insopportabile sospensione della democrazia e della civiltà del nostro Paese”. Lo afferma a nome di Sel-con Vendola, Nicola Fratoianni, della segreteria nazionale di Sel dopo che una delegazione di giornalisti ha visitato il Cie di Bari, nell’ambito della campagna nazionale promossa dalla Fnsi e dalle associazioni impegnate sul terreno dell’immigrazione.
“Solo poche settimane fa – prosegue Fratoianni, che è anche assessore della Regione Puglia – abbiamo denunciato con Nichi Vendola le indecenti condizioni del Cie di Restinco (Brindisi)”. “In un Paese civile – insiste l’esponente di Sel – è insopportabile, e lo diciamo con forza al ministro Cancellieri, che esistano luoghi nei quali si può essere reclusi fino a 18 mesi, peraltro in condizioni inumane, solo perchè privi di un documento”.
“La chiusura dei Cie – conclude Fratoianni – è il primo e necessario passo per una revisione della nostra legislazione sull'immigrazione”.
TURCO, SUPERARE CIE, SITUAZIONE INACCETTABILE
“E' davvero sconcertante il racconto fatto alla stampa da alcuni detenuti del Cie di Bari in merito ai trattamenti subiti all’interno della struttura. L’uso di tranquillanti o di altre medicine a base di sedativi per evitare eventuali proteste, se fosse confermato, sarebbe a dir poco vergognoso e inaccettabile in un paese democratico”: così Livia Turco, responsabile Immigrazione del Pd.
“Come Pd – aggiunge – abbiamo sempre denunciato il degrado di questi centri in cui i diritti umani e civili sono purtroppo spesso sospesi. E’ più che necessario trovare una soluzione alternativa a questa forma di detenzione. Serve subito una seria riflessione sia a livello nazionale che internazionale per rivedere la normativa attualmente vigente, che ha dimostrato troppe volte di essere fallimentare. Chiediamo al governo – conclude – di riferire in Parlamento su quanto denunciato dai migranti e di adottare misure efficaci in tempi rapidi per porre rimedio ad una situazione diventata insostenibile”.
PD PUGLIA, CON PARLAMENTARI CHIUDEREMO CIE
“E' davvero inquietante il quadro delle condizioni di vita dei migranti all’interno del Cie di Bari: dobbiamo subito intervenire coinvolgendo anche i nostri parlamentari, sia nazionali sia europei, perchè queste strutture di detenzione e sofferenza siano chiuse in tutta la Puglia”. Lo afferma il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Decaro, commentando il quadro che viene tracciato dai giornalisti che oggi hanno visitato la struttura.
“Stando al racconto dei cronisti – spiega – nel Cie di Bari i migranti lamentano, fra l’altro, scarse cure, assenza di igiene, poca informazione sul loro destino, oltre alla privazione della propria libertà personale senza aver commesso alcun reato: praticamente – rileva Decaro – nel Cie si assiste a una continua violazione dei diritti fondamentali dell’uomo”.
“Ritengo che una regione come la Puglia – conclude Decaro – che ha fatto dell’accoglienza la propria cifra distintiva, non possa tollerare ancora a lungo che questa vergogna avvenga sul proprio territorio”.