Il PROCEDIMENTO A CARICO DEL Cpr di Palazzo San Gervasio

Gervasio Ungolo 13 marzo 2025

E’ iniziato il 9 gennaio 2025 presso l’aula del Palazzo di Giustizia di Potenza il procedimento a carico di 27 imputati riguardanti i fatti segnalati dalla Procura di Potenza e nel Centro Rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio a partire dal 2018. Si è ancora in una fase pre dibattimentale per cui non posiamo conoscere quale sarà l’esito del procedimento e quindi se ci saranno persone rinviate a giudizio e per quale probabile accusa.

Gervasio Ungolo 2 marzo 2025

E’ iniziato il 9 gennaio 2025 presso l’aula del Palazzo di Giustizia di Potenza il procedimento a carico di vari imputati riguardanti i fatti segnalati dalla Procura di Potenza e avvenuti nel Centro Rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio a partire dal 2018. Si è ancora in una fase pre dibattimentale per cui non posiamo conoscere quale sarà l’esito del procedimento e quindi se ci saranno persone rinviate a giudizio e per quale probabile accusa.

Però già dalle prime sedute, ad oggi sono quattro, l’ultima tenuta il 27 febbraio, ci da un quadro ambientale di cosa è l’istituzione del trattenimento amministrativo e in quali termini poi si attua all’interno dei centri per i rimpatri.

Che cosa è accaduto negli anni di gestione da parte della coop. Engel Italia srl, e sul quale la procura di Potenza ha indagato e che inverosimilmente riguardano i livelli inadeguati di assistenza degli ospiti detenuti ed il pieno rispetto della dignità umana.

In sostanza la deficitaria assistenza sanitaria e infermieristica, che negli anni hanno denunciato a vario titolo le testate giornalistiche, hanno determinato un insufficiente svolgimento del servizio svolto con un non rispetto dei protocolli riguardanti la somministrazione di farmaci con effetto psicotropo, ed in questo quadro sembra concentrarsi il dibattimento.

A questo si aggiunge il servizio di assistenza generica alla persona con scarsa assistenza psicologica, sociale, informativa, di mediazione linguistica e di organizzazione del tempo libero e le procedure nella fornitura dei pasti giornalieri e ancora le procedure amministrative.

Che valore dare a tutto questo rispetto al delinearsi del “campo dell’orrore” se il quadro indiziario venisse confermato?

Eppure da quel lontano 25 luglio 1998, data di emissione del Testo Unico della Legge Turco -Napolitano, la numero 286, e data che segna la nascita dei CPT (Centri di Permanenza Temporanea), si sono scritte pagine e pagine di fatti di cronaca e di racconti che succedono in questi luoghi di detenzione amministrativa, in cui si sono susseguiti gestioni non chiare, uso non conforme dei psicofarmaci, violenze continue da parte del personale di sorveglianza, azioni di autolesionismo da parte degli ospiti detenuti fino alla “corda” e morti dovuti a suicidi ed altre poco chiare: solo per il Cpr di Palazzo San Gervasio di ricorda il giovane Oussama e Ouzaro.

Il centro dell’inchiesta sembra interessare l’uso della gestione sanitaria e la somministrazione delle sostanze psicotrope agli ospiti detenuti anche in forma coatta.

Certo è che la questione sanitaria non è di poco conto visto che si entra nel centro rimpatri con un certificato emesso da una struttura sanitaria pubblica che attesta la compatibilità della persona alla vita restrittiva della detenzione amministrativa. A questa prima visita dovrebbe seguire quella del medico del centro rimpatri. Per cui la persona trattenuta è una persona sana al momento dell’ingresso. Cosa succede dopo? Perché si osserva, durante il loro trattenimento, un declino delle condizioni psico fisiche degli ospiti detenuti?

Un dottore intervistato da una trasmissione televisiva nazionale rimarcava il suo prodigarsi all’uso di questi farmaci asserendo che così ne alleviava la sua condizione alla vita restrittiva di questo posto. Un gesto quindi umanitario – … immaginate voi a vivere in quelle condizioni senza l’uso dei psicofarmaci senza impazzire”.

Approvvigionamento dei farmaci benzodiazepinici non tracciabili, somministrazione di questi farmaci inappropriati, intestazioni di farmaci a persone non presenti più nel centro rimpatri o a cittadini stranieri non identificabili.

Ecco allora che nasce la “terapia” sul quale tocca soffermarsi ma che merita un capitolo a parte.

La “terapia” non sempre viene somministrata a pazienti che ne hanno bisogno, anzi, non sempre viene somministrata con il bene placido dell’ospite detenuto ma, come abbiamo visto anche nelle scene di un programma nazionale, gli ospiti detenuti sono spesso trattenuti.

O ancora la somministrazione della “terapia” fatta all’aperto, nel cortile, davanti agli altri ospiti detenuti, con la stessa procedura di contenimento.

A questa parte prettamente sanitaria si aggiunge una seconda altrettanto importante che è quella dell’uso degli incarichi conferiti agli avvocati e del possibile mercato interno che si è creato tra i vari operatori e forze dell’ordine a favore di taluni professionisti. Anche qui l’amministrazione del diritto, da più parti denunciate, è mercimonio di accadimenti che umiliano la persona che non vede riconoscersi la propria difesa in modo pieno o la semplice libertà alla scelta dell’avvocato la quale è direzionata verso alcuni, sempre gli stessi.

Eppure, per chi continua a denunciare l’inopportunità di questi luoghi quello che si racconta in queste ore nelle aule di tribunale non ci dice nulla di nuovo ma se vogliamo però ci da conferma che questi luoghi non possono o devono essere emendati o aggiustati altrimenti non si capisce come da Agrigento a Gorizia si registrano le stesse pratiche.

Da quella legge che istituiva 27 anni fa la detenzione amministrativa nulla è cambiato ciò perché insita in una istituzione che non può essere emendata, aggiustata, o meglio regolata e che porta in se il carico di violenza sui corpi e di esclusione dal diritto, oltre che votata all’umiliazione della persona più che al suo riconoscimento e rimpatrio.